| si ce l'ho fatta...posto anche il IV° capitolo...che non è un vero capitolo...è quasi più una piccola parentesi sul passato della protagonista per chiarire meglio le ideee anche al lettore...
IV° CAPITOLO Itachi si sveglia e sente un forte odore di sangue. Aprendo gli occhi si rende conto che è molto tardi, è quasi mezzogiorno. Poi si mette a sedere e guarda verso il sacco a pelo di Hebi, accorgendosi che è vuoto. Viene preso da una forte strizza allo stomaco. Sente un rumore dalla foresta. “Buongiorno! Finalmente sei sveglio!” “Oh! Sei tu…mi hai spaventato! Hebi, cos’è quest’odore di sangue?” “Stanotte ci hanno attaccato. Questi brutti idioti baroni ci volevano uccidere nel sonno. Ma al solito io non stavo dormendo, così li ho sorpresi nascondendomi nella foresta e lasciando una mia copia. Li ho uccisi uno per uno. Ah! Se cerchi i corpi li ho bruciati…” “Hanno dimenticato di farti il cuore?” “Ti devo rammentare di chi sono figlia?” “Giusto! Spiegami un po’…” Hebi sospira, accorgendosi di essersi fregata da sola. Sperava che non glielo avrebbe mai chiesto, ma si rassegna e si siede a gambe incrociate ai piedi del sacco a pelo di Itachi. “Bene, ti spiegherò in veloce sintesi il mio passato, se ti perdi , cavoli tuoi.” “Ok.” “Nella guerra contro la volpe a nove code ci furono molte fughe dal villaggio della foglia, soprattutto di donne e bambini. Una donna del clan Uchiha, molto potente, ma a quel tempo malata per colpa di una tecnica subita alle mani, dovette scappare. L’unico posto in qui trovò rifugio fu un luogo situato circa dove ora c’è il villaggio del suono. Si costruì una rudimentale tenda e aspettò che le sue mani migliorassero…” “Cose le era successo alle mani?” “Una tecnica magica segreta particolare, andata persa con la morte dell’artefice, che distrugge le mani di colei o colui a cui veniva inflitta da strati di metallo che crescono da dentro, ma permette al figlio primogenito di esso di avere unghie che possono allungarsi a piacere come pugnalini, fatte di un particolare metallo controllato dal chakra. Il figlio non può esserne ferito, ma sono terribili per un avversario. In più possono essere avvelenate da un veleno che creano naturalmente, sprigionabile solo se il chackra è particolarmente forte. Ma se quest’ultimo non è abbastanza forte, il veleno si espande nel corpo uccidendo il possessore della capacità. Ora posso continuare il racconto?” “Interessante…si continua pure…” “Allora. Le mani della donna non miglioravano e dopo qualche settimana, forse qualche mese, decise che avrebbe smesso di mangiare, così sarebbe morta per fame e non per colpa della magia subita. Dopo circa una settimana dalla sua decisione un traditore del villaggio di Konoha la trovò svenuta e riconoscendola come un Uchiha la portò in salvo, con l’intento di rubargli la capacità innata dello sharingan. Passate però delle settimane l’uomo si affezionò a quella bellissima donna dai capelli rossi, così decise che avrebbe avuto un figlio da lei, che avrebbe acquisito lo sharingan della madre e le capacità ninja del padre. Così dopo nove mesi una bimba dai profondi occhi grigi , come la madre, e le pupille a serpente, come il padre, venne fuori dal grembo della donna che poco dopo morì.” “Quindi l’uomo era Orochimaru e la bambina ovviamente tu…” “Certo…” “Come si chiamava tua madre?” “Eris…Allora. Questa bambina cresceva forte, anzi, fortissima. Il padre la istruiva con un’ allenamento duro e rigido. Verso i 6 anni si scoprì lo sharingan della bimba, i capelli erano rossi come quelli della madre e orochimaru teneva alla figlia. Purtroppo venne accecato dalla sete di potere e impresse il marchio della terra alla figlia. Sembrava quasi che non dovesse resistere, ma, grazie alla resistenza creata dalla tecnica magica subita dalla madre, e ora in lei, resistette e sviluppo anche le sue unghie metalliche. Il padre era fiero di lei, ma lei, venuta a conoscenza del suo passato, era sdegnata dal padre e lo odiava perché aveva usato e usava lei e la madre come oggetti, così verso i dieci anni scappò e il padre fece in modo di toglierle il marchio, per indebolirla, lasciandoci però la cicatrice. Alla fine la bimba si ritrovò a visitare il villaggio di Konoha, ma prima del suo arrivo una lettera, con tutta la sua storia, era arrivata a Konoha e la bimba non venne molto ben accolta. L’unica persona che non la cacciò fu un ragazzino un po’ più grande di lei, di nome Hatake Kakashi. Da quel giorno i ragazzini crebbero insieme. Divennero presto due Jonin speciali, quando lei aveva solo 13 anni. Poi stettero insieme, come coppia, per tre anni e furono felici. Ma Hebi non vedeva bene la sua vita in quel villaggio, odiata da tutti, e se ne andò. Kakashi cercò più volte e in molti modo di fermarla, ma lei non volle saperne. Poi ha vagato per tre anni, per ritornare a Konoha in cerca di Itachi Uchiha.” “Però! E’ una vita difficile da lasciarsi alle spalle…ma in questi tre anni cosa ti è successo?” “Te ne parlerò a tempo debito.” “Come mai non mi chiedi niente su di me?” “Perché so già tutto…non vedo cosa potrei chiederti…” Hebi si alza e comincia a sistemare le sue cose. “Andiamo vestiti, si riparte!” FINE
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