| eheh...me qrrosisce...grazie mille mauro-kun... ok non mi sarei mai aspettata che questa storia paicesse...ma visto che piace posto il capitolo successivo.... VII° CAPITOLO “Ehi! Non mangi?” Chiede Deidara ad Itachi, mentre si abbuffa. “Si…certo.” Risponde incerto Itachi. “Dai! Tranquillizzati! Mangia e poi andiamo a riposare…domani ti spiegheremo tutto.” Hebi gli da una pacca sulla spalla. Itachi sorride. “Finalmente ti vedo sorridere!” “Ci pensi tu Deidara a farlo ridere?” “Certo!” Dalla bocca sulla sua mano fabbrica tre palline e comincia a fare il giocoliere mentre fa assurdi versacci col viso. Itachi scoppia finalmente a ridere, seguito da Hebi e da Deidara, che, distraendosi, cade sul pavimento, mentre le tre palline gli cadono in testa. “Bene, ora posso dormire meglio. Non sopporto che gli ospiti siano tristi. Feci così anche all’arrivo di Hebi; solo che ero un po’ più giovane e caddi prima.” Dice il ragazzo biondo mentre si rialza. “Vero! Tu mi chiedevi di aiutarti ad alzarti, io ti dicevo di no e ridevo come una pazza.” Sorride Hebi. “Già. Bei tempi! Allora, Itachi sei in camera con me. Hebi ricordi la tua camera?” “Certo!” “Buonanotte!” “Notte!” I due ragazzi si avviano nel mezzo del labirinto in un corridoio buio, che sembra essere un dormitorio. Percorrono il corridoio fino in fondo dove ci sono una serie di strane porte dai cupi colori, con strane decorazioni e rune. “ Prima regola di questo posto: mai aprire queste porte. Ok?” “ Ok.” Ripercorrono il corridoio fino in cima ed entrano nella 1° porta a sinistra, rispetto a quando sono entrati. “Seconda regola: questi sono i dormitori di ciascuno, tranne il nostro che è per due. Devi comunque sempre bussare prima di entrare in un dormitorio, anche nel nostro. Potrei essere occupato, non so se intendi. Se tu bussi sempre io farò altrettanto!” “Perfetto!” Risponde Itachi un po’ triste di aver avuto la conferma che Deidara ed Hebi sono fidanzati. Entrano nella stanza dove ci sono due letti, due piccoli comodini, due armadi con scrivania a scomparsa e cassetti e due sedie. Nessuna lampada, nessuna finestra. Solo un piccolo filtro d’aria e qualche porta-candela. “Bene, quello al muro è il tuo letto. Riposati, domani ti aspetta una lunga giornata.” “Notte Deidara.” “Buonanotte.” I ragazzi si spogliano e si distendono sui rispettivi letti. Tirano su le coperte e stanno per chiudere gli occhi quando sentono bussare alla porta. Itachi si alza di scatto. Deidara si rigira un po’ sul letto per poi alzarsi ed incamminarsi verso la porta. “Vado io.” Apre la porta. Hebi è lì in mutande e vestaglia di velo, con il broncio sul viso e gli occhi lucidi. “Non riesco a dormire. Posso entrare?” “C’è Itachi.” “ E’ allora? Non sono mica nuda!” “Ok. Entra, siediti sul mio letto.” Deidara chiude a chiave la porta e raggiunge la ragazza. Si siede accanto a lei, mentre Itachi la guarda, sorpreso che la ragazza mostri così tanto i suoi sentimenti, e non solo. “Dai, dimmi cosa è successo.” “Il solito.” “Hai fatto uno dei tuoi sogni?” “Sì.” “Tranquilla, stavolta non si avvererà.” “Scusate ma che sta succedendo?” “Già, tu non lo sai. Hebi fa, talvolta, sogni che si avverano, e non sono argomenti allegri. E’ per questo che in missione non dorme mai.” “In che senso?” “Nel senso che molte volte sogna gente morta, o ferita. Il problema è che quello che sogna si avvera precisamente come lei lo ha sognato.” Itachi lo guarda allibito. “ E cosa hai sognato stavolta?” “Io…” “Lasciala in pace! Stavolta non si avvererà!” Urla Deidara in preda alla rabbia. Hebi lo guarda con occhi sgranati. “Calmati Deidara!” Le dice Hebi prendendolo per un braccio e guardandolo negli occhi. “Non so neanche chi era, era un nostro nemico comunque.” “E allora? Che te ne frega? Non capisco perché piangi!” Continua ad urlare il ragazzo biondo. “Perché tu ti ferirai gravemente!” Urla Hebi che non riusciva più a trattenersi. Poi gli si allontana e gli da le spalle. Lui rimane pietrificato e abbraccia la ragazza, stringendola forte. “Scusami. Ma stai tranquilla. Una ferita non può uccidermi, io me ne andrò in grande, con scalpore. Non sarà certo uno dei nostri tanti nemici a preoccuparmi. E poi, non ti lascerò di nuovo sola.” Itachi accorgendosi di essere solo d’impiccio cerca di parlare. “Scusate. Io sono solo d’intralcio e comunque non ci sto capendo niente. Posso andarmene?” “Certo. Scusaci per le scenate, dopo ti spiegheremo tutto.” “Tranquilla Hebi, non sei sempre costretta a spiegarmi tutto.” Hebi gli sorride e si asciuga le lacrime con le larghe maniche stile pirata della sua vestaglia. “Distenditi e calmati.” Le sussurra Deidara, distendendosi accanto a lei e accarezzandogli i capelli. Poi poggia la sua testa sulla mano, col gomito sul cuscino e la guarda. Hebi ad occhi chiusi, respira e si tranquillizza un po’. Deidara le da un bacio. “Ora dormi, accompagno Itachi nella tua stanza per stasera, ok?” Hebi annuisce, cercando di riacquistare il suo contegno. I due ragazzi si avviano nell’altra stanza. Una delle stanze in fondo, con al porta rossa, e le rune che sembrano quasi elfico, con delle decorazioni stranissime. “Questa è la stanza di Hebi…gli è stata sonata una stanza speciale innanzitutto perché è l’unica donna; e poi, perché è da proteggere, de tener d’occhio. E’ molto importante, ma anche molto pericolosa. Per di più è ricercata ovunque, anche da suo padre.” “Capisco.” Itachi annuisce e fa per aprire la porta, appoggia la mano sulla maniglia. “Io non lo farei…” Una specie di scossa percorre il corpo d’ Itachi che si accascia in terra. “abbiamo messo ulteriori protezioni nel caso qualcuno fosse in grado di trovare al porta giusta. Chiudi un secondo gli occhi metto il codice.” “Ok.”
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